Settimana 2 | Le buone abitudini e le idee sbagliate sulla felicità

Sono felice che hai deciso di continuare questo percorso e sono certa che oggi conosci qualcosa in più di te stesso. Da questa settimana entriamo nel merito di come funziona la nostra mente, quali idee ognuno di noi ha e le convinzioni che ci portano a prendere decisioni a volte sbagliate e che spesso contribuiscono a rafforzare uno stato di infelicità. Gli esseri umani generano significati per ogni cosa gli che succede e sono macchine pensatrici, a volte però non ci rendiamo conto che esistono dei meccanismi che alterano questo flusso naturale allontanandoci involontariamente dal potenziale di essere più felici. Scopriamo insieme cosa abbiamo sempre creduto e che abbiamo la possibilità di cambiare.

Prima di proseguire con i prossimi argomenti, voglio chiederti di guardare il video che ho selezionato per te, ti aiuterà a capire perché il compito di oggi avrà un enorme valore per il tuo percorso. Annota o semplicemente nota cos'hai provato e quali emozioni ha suscitato in te. Buona visione!

Mi sono chiesta molte volte quante delle persone con cui avrei condiviso questo percorso avrebbe partecipato attivamente. Perché è difficile creare nuove buone abitudini e non danno un risultato immediato.

Le abitudini infatti sono un processo, non un evento e per questo necessitano di un periodo di esattamente 66 giorni per diventare parte del nostro stile di vita. Il mito dei 21 giorni, ve lo spiega il Dott. Maltz. Vi riporto un simpatico articolo che spiega i tempi che ci vogliono per radicare una nuova abitudine nei nostri processi mentali.

È necessario fare una distinzione tra abitudine e consuetudine. La consuetudine è la ripetizione di azioni, mentre le abitudini implicano l’attuazione del processo decisionale da parte della persona che decide di eseguirle. Ecco perché le attuali teorie sottolineano che le abitudini “sono comportamenti di risposta automatizzati basati sul contesto”. Questo vuol dire che le abitudini vengono apprese attraverso un processo in cui la memoria gioca un ruolo cruciale attraverso l’apprendimento associativo.

Le false intuizioni e ciò che pensiamo ci renda felici, sbagliando

Immaginare ciò che ti porterà gioia richiede un viaggio mentale nel tempo, che è un'abilità unicamente umana ottenuta grazie ad oltre due milioni di anni di evoluzione. Lo fai quotidianamente nel processo di prendere decisioni. Purtroppo però la nostra immaginazione spesso si sbaglia. Per approfondimenti, trovi l’abstract dello studio a questo link. Quando siamo abbastanza fortunati da ottenere ciò che desideriamo, scopriamo che non arriva con una felicità eterna. E quando accadono le cose che temiamo, ci rendiamo conto che dopo tutto non ci hanno schiacciato. La sopravvalutazione dell'intensità e della durata delle nostre reazioni emotive agli eventi futuri è importante, perché la previsione della durata delle nostre emozioni future è ciò che spesso modella le decisioni che prendiamo. Comprese quelle riguardanti la nostra felicità. Questo avviene perché la nostra mente sintetizza la felicità.

Mentre i nostri sistemi immunitari lavorano instancabilmente per mantenere i nostri corpi in buona salute, i nostri sistemi immunitari psicologici utilizzano un intero arsenale di meccanismi cognitivi per far fronte l'assalto abituale della vita in circostanze tutt'altro che piacevoli. Quindi, quando la vita delude, "ignoriamo, aumentiamo, trasformiamo e riordiniamo" (Gilbert et al., 1998, p. 619) informazioni attraverso una varietà di tattiche creative (ad es. Difesa dell'ego, razionalizzazione, auto-miglioramento, riduzione della dissonanza , auto-affermazione) fino a quando troviamo delle giustificazioni credibili: "Non era giusto per me. Bene che ci siamo lasciati una settimana prima del matrimonio."

Secondo gli studi di Gilbert, la felicità, è un bersaglio in rapido movimento. Per quanto ci appassioniamo nel trovarlo, stimiamo erroneamente ciò che ci renderà felici, quanto durerà la nostra gioia e quanto intensa sarà.

Ti consiglio di approfondire il tema della nostra incapacità di giudicare ciò che ci rende felice sul canale TED di Dan Gilbert.

  •  Il Denaro

Alla domanda: cosa ti rende felice? Tra le prime risposte che ci vengono in mente sono il denaro e il benessere economico. Negli ultimi anni ci sono state molte ricerche sulla correlazione tra status economico e soddisfazione della vita delle persone. Per nominarne solo alcuni, Il professor Ed Diener, che ha anche scritto un libro molto interessante chiamato Happiness: Unlocking the Mysteries of Psychological Wealth insieme a moltissimi altri colleghi economisti come Betsey Stevenson e Justin Wolfers hanno portato avanti innumerevoli ricerche per giungere alla conclusione che sembra che le persone più ricche economicamente, hanno una capacità ridotta di assaporare gli eventi positivi. Duplicare il proprio stipendio infatti porta al solo 5% di incremento in felicità e soddisfazione. L’impatto più significativo avviene sulle persone che non possono soddisfare i loro bisogni primari. Sorprendentemente, l’economista Angus Deaton ha identificato una soglia sotto la quale, i soldi si traducono in molta felicità, ma sopra il quale non ha alcun impatto su di essa. La ricerca è stata fatta in relazione agli Stati Uniti (purtroppo non abbiamo dati in merito all’Italia dove posso ipotizzare che questa soglia si riduca drasticamente dovuto all’inferiore costo della vita rispetto agli USA) e la soglia pare essere di $75.000 di reddito annuo.

Pertanto la conclusione che possiamo trarre è che il denaro conta di più se ne hai pochissimo, e conta di meno quando ne hai di più. Infatti è simpatico analizzare il fatto che le generazioni vissute nel periodo del dopoguerra avessero una capacità economica nettamente ridotta rispetto agli attuali baby boomers o generazioni a seguire, eppure dichiaravano in media un livello di felicità leggermente superiore a quello dei giorni nostri. Il ricercatore David Myers dichiara in merito alla nostra epoca: "Rispetto ai nostri nonni, i giovani adulti di oggi sono cresciuti con molta più ricchezza, un po' meno felicità e in effetti un rischio molto maggiore di depressione e di ogni tipo di patologia sociale". 

Quindi, mettetevi il cuore in pace, i soldi non fanno la felicità, se considerati un mezzo per comprare tutto quello che si vuole. Infatti la recente ricerca del Dr. Thomas Gilovich della Cornell University rivela che i consumatori provano più felicità e soddisfazione a lungo termine quando acquistano esperienze piuttosto che beni. Esperienze significative che coinvolgono la riduzione dello spreco di tempo, la capacità di esprimere gratitudine tramite donazioni oppure il risparmio. Ti riporto uno studio nel caso volessi approfondire l’argomento.

 

  • Corpo perfetto e cose fighe

Attenzione, perché questa dichiarazione è forte: essere in un programma restrittivo di perdita di peso, non importa quale sia il tuo risultato, sembra rendere le persone più depresse. Ma la cosa più sconvolgente è che soprattutto se hai successo, diventi più depresso. Non c'è dubbio che la dieta può essere stressante per il tuo corpo mentre fai fatica a combattere le voglie e le vecchie abitudini. Chiunque abbia seguito una dieta rigorosa sa quanto sia difficile. Mentre la maggior parte delle pubblicità di prodotti dietetici raffigurano persone che diventano più felici a seguito della loro perdita di peso, alcune ricerche indicano che potrebbe essere il contrario per molte persone a dieta. Uno studio ha scoperto che le persone in sovrappeso che sono dimagrite con successo avevano il doppio delle probabilità di sentirsi sole, tristi e letargiche rispetto a quelle che avevano lo stesso peso. Tutto l'autocontrollo e la forza di volontà coinvolti nella dieta possono essere emotivamente drenanti e mentre potrebbero essere più sani.

Dedicherò un’intera settimana all’alimentazione e come imparare a nutrire il tuo corpo in modo funzionale per il tuo benessere fisico e mentale. Prima però è necessario comprendere che molti falsi miti possono nascondere delle insidie. Per questo preferisco accompagnarti con il dovuto tempo in modo che le scelte alimentari che farai, non solo ti porteranno ed essere più in forma, ma contribuiranno nettamente alla tua felicità.

Anche se questo secondo aspetto può essere evidente, la scienza lo ha appena confermato: le persone materialistiche sono le meno felici. Avere denaro per comprare cose fighe (come siamo abituati a vedere sulle pagine dei più grandi influencer dei nostri tempi) ci rende depressi. La ricerca più recente, condotta nel 2019 afferma che Ii vecchio detto dice: “ciò che possediamo non fa la felicità”, la nuova affermazione invece sostiene che "Quello che possiedi, finisce per possederti". Quando i ricercatori hanno esaminato il benessere psicologico dei non materialisti rispetto ai materialisti, hanno verificato che non solo i non materialisti hanno riportato un migliore senso di benessere, ma hanno contribuito maggiormente anche al benessere dell’ambiente. Secondo lo studio, uno dei motivi per cui le persone materialiste sono meno felici è che non sono così proattivi sulle loro finanze quanto le persone meno materialiste. Coloro che hanno un maggiore controllo sulla propria spesa segnalano un migliore benessere personale, soddisfazione della vita, soddisfazione finanziaria, nonché un minore disagio psicologico e maggiore felicità.

 

Purtroppo, siamo continuamente bombardati da messaggi pubblicitari attraverso i social media e qualunque canale mediatico ci possa venire in mente, che cercano di convincerci dell’esatto opposto. Voglio riportarvi un esempio divertente: nella musica Pop l’ostentazione del denaro è una caratteristica fondamentale, ed è spesso associato all’automobile come status symbol. Guardate quante volte vengono menzionati i brand più costosi nel 2019.

 

La nostra mente è cablata per la negatività: praticare la felicità è essenziale

La tendenza della nostra mente è orientata non solo a registrare più rapidamente gli stimoli negativi, ma anche a soffermarci su questi eventi. Questo pregiudizio di negatività implica che in proporzione proviamo più emozioni di tristezza per un rimprovero che emozioni di gioia per una lode.

Questo fenomeno psicologico spiega perché le prime cattive impressioni possono essere così difficili da superare e perché i traumi del passato possono avere effetti così persistenti. In quasi tutte le interazioni, è più probabile che notiamo cose negative e in seguito le ricordiamo in modo più vivido.

Come esseri umani, tendiamo a ricorda le esperienze traumatiche meglio di quelle positive, ricordare gli insulti meglio degli elogi, reagiamo più fortemente agli stimoli negativi, pensiamo alle cose negative più frequentemente che a quelle positive.

L'evidenza neuroscientifica ha dimostrato che esiste una maggiore elaborazione neurale nel cervello in risposta a stimoli negativi rispetto a quelli positivi. Per via di questo meccanismo della mente si verifica un forte impatto sulle nostre relazioni, la capacità di prendere decisioni, l’impressione e i pregiudizi che abbiamo rispetto agli altri.

Questo è fortemente radicato nelle nostre menti perché è il risultato dell'evoluzione. All'inizio della storia umana, prestare attenzione alle minacce cattive, pericolose e negative nel mondo era letteralmente una questione di vita o di morte. Coloro che erano più in sintonia con il pericolo e che prestavano maggiore attenzione alle cose cattive intorno a loro avevano maggiori probabilità di sopravvivere. Ciò significava che avevano anche maggiori probabilità di tramandare i geni che li rendevano più attenti al pericolo. La prospettiva evolutiva suggerisce che questa tendenza a soffermarsi sul negativo più del positivo è semplicemente un modo in cui il cervello cerca di proteggerci.

Rif: Cacioppo JT, Cacioppo S, Gollan JK. The negativity bias: Conceptualization, quantification, and individual differences. Behavioral and Brain Sciences. 2014;37(3):309-310. doi:10.1017/s0140525x13002537

 

Quello che vediamo non è la verità

Abbiamo sempre pensato, e ci è sempre stato insegnato, che conoscere le cose e il sapere ci avvicina alla realtà e al successo nel raggiungimento di un risultato. Questa affermazione però non è del tutto corretta. Conoscere gli strumenti non è sufficiente per essere felici. Non basa conoscere o aver studiato la scienza e le tecniche, ma dobbiamo necessariamente fare e praticare con tutta una serie di attività e poterne misurare i risultati, per verificarne l’efficacia.

Con questa immagine possiamo comprendere meglio il concetto:

se prendiamo un righello e misuriamo entrambe le righe, ci rendiamo conto che hanno la stessa lunghezza. Lo sappiamo e siamo fermamente convinti che sia cosi. Eppure la nostra mente continua a percepirle una più lunga dell’altra. Ciò che vediamo attraverso i nostri occhi, unito al sapere, non è sufficiente per ottenere la felicità. Ciò che viene percepito può essere diverso a seconda del patrimonio di culture ed esperienze che ciascuno porta con sé, come ha dimostrato il professor Adam Alter. Ti riporto un aneddoto simpatico in merito al suo studio:

“Dai test effettuati sul campo, l’illusione sembra ingannare perfettamente la maggioranza degli europei, degli americani e dei bianchi sudafricani. Ma le cose cambiano quando i partecipanti all'esperimento vengono reclutati tra le tribù africane. I bushman, che vivono nelle zone più meridionali dell'Africa, sembrano insensibili all'illusione e vedono le linee della stessa lunghezza. I Soku dell’Angola settentrionale e i Bete della Costa d’Avorio percepiscono invece la linea con le frecce verso l’esterno più lunga dell’altra.”

COMPITO DELLA SECONDA SETTIMANA

Iniziamo a praticare ciò che chiamiamo mindfulness, ovvero vivere il presente e imparare a gustarcelo. Oltre che a praticare la gratitudine. Ti chiederai perché? beh, è stato ampiamente dimostrato dalla comunità scientifica che contribuisce in modo significativo alla felicità.

Dopo aver identificato e quantificato il tuo livello di felicità e compreso le tue forze caratteriali, è necessario partire dall'esercizio che comporterà più tempo e più impegno psicologico. In modo che nell'arco dei 66 giorni all'insegna delle nuove buone abitudini, questa pratica fondamentale diventerà automatizzata nella tua mente. Guarda il video per capire i benefici del compito di questa settimana:

Usa un app oppure un diario e una penna. Personalmente uso ReWi ma puoi trovare l'app che preferisci tra questa selezione. Questi 2 esercizi andranno svolti quotidianamente:

  • 2 o 3 volte durante il giorno, svolgi un’attività che di da piacere e cerca di essere presente nel momento, assaporane ogni istante e fai consapevolmente ogni movimento. Fai una foto dell'attività se ne hai voglia, questo ti aiuterà a rievocare le emozioni positive che hai provato.

  • Annota quotidianamente 3 momenti in cui hai ringraziato. Presta attenzione alle persone che ti circondano, ai loro gesti, alle loro parole, alla natura, alle circostanze della vita, a una telefonata inaspettata, una buona notizia, un buon gusto, un buon profumo... qualunque cosa per cui tu possa provare gratitudine. Non è facile all'inizio, ma anche solo rifletterci ti permetterà di avvicinarti all'obbiettivo. 

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Settimana 1 | Sei Felice?